"#DajeMarche" : una strada fatta di "buona" volontà!
16:43
Dopo l’ultima storia sulla Norcineria numerose sono state le vostre richieste in messaggi privati su dove potere acquistare prodotti solidali.
Negli ultimi giorni, sui social, molte sono state le condivisioni di link di siti di prodotti tipici venduti online, promossi dai consorzi dei produttori o da aziende che già avevano come loro attività prevalente quella di vendere attraverso la rete.
Qualcuno si è lamentato che la condivisione social era volta a promuovere i prodotti tipici dell’Umbria e che invece anche le Marche dovevano essere aiutate.
Ovviamente anche le Marche e le zone dei monti Sibillini sono sostenute dal pilastro dell’economia artigiana e da produzioni tipiche di alto valore, dai salumi, ai formaggi, dalla pasta artigianale e da tutte specialità agroalimentari e vitivinicole che spesso sono produzioni di origine protetta.
Ovviamente anche le Marche e le zone dei monti Sibillini sono sostenute dal pilastro dell’economia artigiana e da produzioni tipiche di alto valore, dai salumi, ai formaggi, dalla pasta artigianale e da tutte specialità agroalimentari e vitivinicole che spesso sono produzioni di origine protetta.
Il bisogno emergente rimane comunque aiutare chi è in difficoltà. C’è un’ offerta di beni e una domanda da parte dei consumatori che devono potere scegliere in modo immediato a chi donare aiuto, sapendo che stanno concretamente contribuendo alla ricostruzione.
Tolentino è in provincia di Macerata ed è stata colpita dal sisma.
Questa è la storia della strada che da Tolentino porta al cuore di tutta Italia e del mondo.
Cosa si fa quando tutto sembra perduto e sperare nell’aiuto concreto degli altri sembra l’unica possibilità?
Si lotta perché l’aiuto arrivi, perché è necessario e nello stesso tempo si dimostra che non ci si vuole abbattere.
Così ha fatto Paolo Isabettini che nei giorni successivi al sisma ha creato dal nulla il progetto #dajemarche raggiungendo una grandissima visibilità in termini di like sulla pagina Facebook ma, anche di attenzione da parte dei media. http://www.ilrestodelcarlino.it/macerata/cronaca/terremoto-dajemarche-ecommerce-1.2658139
In cosa consiste questo progetto? Creare un sito e-commerce, in tempi molto rapidi, sulla cui piattaforma inserire e vendere i prodotti delle aziende colpite dal sisma.
Come fare? Attraendo le energie migliori dei volontari, di gente che mette a disposizione del territorio le proprie capacità unendo le forze.
Paolo inizia a reclutare attraverso il social le aziende che necessitano di aiuto e tutti coloro che possono aiutare in modo volontario a realizzare un sito di e-commerce.
Vuole creare una task force! Invita programmatori, grafici, esperti di comunicazione e marketing, fotografi, videomaker, insieme ai commercianti, alle aziende agricole e ai produttori locali per aderire e per costruire il quartier generale del progetto.
Siti di e-commerce che vendono prodotti tipici ce ne sono già tanti, alcuni molto impegnati nel promuovere le regioni colpite dal sisma, ci si può certamente indirizzare a loro per aiutare in modo solidale le Marche e l’Umbria.
Serviva dunque mettere in piedi #Dajemarche, l’Amazon dei Sibillini? Secondo me sì almeno per almeno un paio di ragioni.
#Dajemarche vuole concretamente aiutare le aziende in difficoltà. Quelle che fortunatamente non hanno subito danni dovrebbero essere e sono sicuramente in prima linea per aiutare a fare ripartire le altre.
#Dajemarche dà voce alla gente che se colpita non vuole soccombere e a quelli che, guardandosi intorno, non vogliono cedere all’energia devastatrice del terremoto ma, la vogliono trasferire in un progetto concreto che parte da zero e si propaga attraverso il talento e le competenze di molti volontari, soprattutto giovani.
Di offerte di aiuto #dajemarche è stata subissata, hanno promesso che risponderanno a tutti e che il progetto è già partito molto bene.
Mentre scrivo mi viene in mente la storia dei pirati di Steve Jobs a Cupertino, quando a tutti i membri del Team Macintosh il progetto sembrava difficile ed era osteggiato da parte della stessa azienda. Steve Jobs regalò ad ogni “recluta” una felpa con scritto "Pirates, not the Navy" e fece issare la bandiera dei pirati sul tetto dell’edificio in cui creavano il futuro Mac. Creò così un’aura di positività e di partecipazione per cui l'obiettivo sembrò più facile da ottenere.
Quindi la mia idea è, ovunque siate a portare la vostra energia buona, fate come i pirati, issate una bandiera con scritto #dajemarche, così tutti sapranno che lì c’è gente che non si arrende!
Le strade del cuore sono sempre quelle da percorrere. #Dajemarche!
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