Il dolce era talmente buono che la Madre Superiora pensò di  scambiarlo con la gente del paese per sostenere le casse del convento. Senza alcun pericolo per la rigida clausura, il dolce veniva quindi messo sulla classica ruota accanto alla porta del convento in cambio di qualche moneta. Al dolce venne dato il nome della Santa a cui era dedicato il convento e la tradizione tramanda che il giorno della festa di Santa Rosa, all’epoca il 30 di agosto, il dolce fosse donato a tutti i cittadini di Conca dei Marini.

Sfogliatella Santarosa

Per più di un secolo, tuttavia, la ricetta della sfogliatella Santarosa rimase gelosamente custodita entro le mura di quel monastero. Nel frattempo le suore avevano modificato la ricetta originaria aggiungendo fino a sette amarene e la crema pasticcera. Fu solo nei primi anni del 1800  che un oste napoletano, Pasquale Pintauro, titolare di una bottega in via Toledo, di fronte alla Chiesa di Santa Brigida, riuscì ad ottenere (forse da una zia monaca) la ricetta originale della Santa Rosa.

Pintauro da oste divenne pasticciere e la sua osteria si convertì in un laboratorio dolciario, poi, per vendere più facilmente il dolce lo adeguò ai gusti del tempo, eliminando la crema pasticcera e le amarene. Modificò la ricetta originale eliminando la protuberanza superiore a cappuccio di monaco rendendola a forma di conchiglia triangolare quale è oggi nella sua versione più nota. La sua varietà più famosa, la cosiddetta “riccia”, mantiene la forma a conchiglia, molto croccante, composta da strati sottilissimi di pasta sfoglia sovrapposti gli uni agli altri, ripiena di semola, uova, ricotta, canditi, latte e zucchero.

Esiste, infine, anche un' altra variante della sfogliatella di forma tondeggiante, realizzata con morbida pasta frolla e con il medesimo ripieno della sfogliatella riccia che si chiama sfogliatella di frolla. Ad agosto sulla Costiera Amalfitana si tiene la sagra della sfogliatella napoletana, a Conca dei Marini per l'appunto, e lì oltre alla sfogliatella riccia e quella con la pasta frolla potete trovare la " Santa Rosa", quella che in origine veniva guarnita con crema pasticciera e con le amarene.

Da tempo Conca dei Marini e Napoli si contendono la patria della sfogliatella, numerosi storici ne hanno dissertato ma è certo vero che bisogna essere esperti per preparale con successo.  Se voi volete cimentarvi consigliamo di seguire il video tutorial di un famoso pasticcere partenopeo, dove vengono spiegate le indicazioni passo passo. 

In ogni caso come promesso questa è la ricetta:

SFOGLIATELLE RICCE

Ingredienti per la sfoglia:

500 g di farina manitoba

200 g di acqua

12,5 g di sale fino (10)

7,5 g di miele (15)

100 g di strutto (150)

Ingredienti per il ripieno: 

150 g di semola rimacinata (semolino)

400 g di latte

ricotta, pari peso della semola cotta

una noce di burro

250 g di zucchero

buccia d’arancia grattugiata

1/2 cucchiaino di cannella in polvere

1 cucchiaino di estratto di vaniglia

1 fiala di aroma millefiori

1 uovo

brunoise di canditi (cedro e scorzette d’arancia) 100 g di arancia candita tagliata a cubetti

un cucchiaino di sale

Preparate la sfoglia la sera prima:

Mettete nella ciotola la farina, l’acqua, il miele e il sale, mescolate, alla fine, si otterrà un composto non compatto e sbriciolato.

Trasferitelo sul piano di lavoro e, con grande pazienza, incominciate a lavorarlo e a stenderlo ripetutamente con il mattarello.

A questo punto, tiratelo più volte con il mattarello fino a quando risulterà ben elastico, liscio e vellutato. Bagnate la sfoglia con dello strutto e stendetela un’ultima volta (meglio se avete una macchina che tira la sfoglia) man mano che effettuate questa operazione avvolgete la sfoglia sul matterello.

Create una base di appoggio per il matterello e realizzate con pazienza il rotolo di sfoglia.

Ungete di strutto le mani e il piano di lavoro.

Tirate un lembo di impasto, poggiatelo sul piano di lavoro e cospargetelo uniformemente con lo strutto, allargate ed arrotolate la sfoglia. Continuate in questo modo fino ad esaurimento dell’impasto.

Farcitele man mano con abbondante ripieno, riempitele più che potete e non abbiate paura che la farcia durante la cottura fuoriesca: se ne mettete poca rischiate di ottenere delle sfogliatelle piatte! Richiudete i lembi e poggiatele sulla teglia rivestita con carta forno.

Infornate inizialmente a 220° per circa 10 minuti, proseguite la cottura per altri 15/20 minuti abbassando gradatamente la temperatura fino ad arrivare a 180°.

Buona fortuna!

Street Food Festival Parade Napoli

100 i punti gastronomici da provare, fra truck food e stand italiani e stranieri. A Napoli,  dal 22 al 24 aprile 2016 al Centro Direzionale si svolgerà l’International Street Food Parade, un eccezionale evento tutto dedicato al cosiddetto cibo di strada. Gli eventi, ad ingresso gratuito per tutte le giornate, sono organizzati da To Business Agency Street Food & Beverage e Buongiorno Italia. Per tre giorni Napoli porterà alla ribalta lo street food internazionale. Saranno infatti presenti i food truck delle cucine di strada di molte regioni d'Italia e di numerosi Paesi esteri, ognuno rappresentante di una o più ricette tipiche per la felicità degli street fooder.

Babà napoletani

A rappresentare degnamente l'Italia ci saranno i babà, le sfogliatelle, di cui vi daremo la ricetta originale, se ci seguirete sul blog,  i cannoli, il panino con panelle e crocchè di patate, se ricordate ne abbiamo già parlato,  la caponata di melanzana, le sarde a beccafico, gli involtini di pesce spada, la "schiacciata vecchia Palermo" con pomodoro a fette, e poi acciughe, caciocavallo, la bombetta pugliese, i "Panigacci" o testaroli, un piatto tipico della Liguria.

Sarde a beccafico

Ancora le "crescentine", chiamate comunemente "tigelle", le focaccine tipiche modenesi, preparate con un impasto di farina, strutto, lievito e acqua. La "miaccia" prodotto agroalimentare tipico della tradizione valsesiana, preparata con farina di mais.

Miaccia della Valsesia

Lo "gnocco fritto" dell'Emilia Romagna che viene preparato con della pasta di pane poi fritta e servita con salumi e formaggi. I panini con la carne Chianina toscana, la crescia di Urbino e le Olive ascolane e ancora gli Arrosticini abruzzesi, la Pizza a portafoglio napoletana (detta anche “a libretto”) che gioca in casa.

Pizza a portafoglio

La friciula che è una pasta di pane fritta, non molto distante dallo gnocco fritto romagnolo.

Friciula con lardo

Per lo street food internazionale ci saranno il vero Barbecue americano, la gastronomia rumena, le Empanadas, il cibo Tex Mex, la carne argentina e quella brasiliana, le crocchette Tirolesi. Non mancheranno il sushi Giapponese, la cucina Thai e quella Indiana, il Balik ekmek turco o più semplicemente, pane e pesce. Lo troverete con un mastro che armeggia con una piastra dove cuocerà pesce appena pescato. È buonissimo e in genere servito con insalatina e cipolle.

Balik Ekmek

Ci saranno poi i truck con cibi di Francia, Spagna, Olanda, Grecia e Germania ed anche la cucina Scozzese, con il famoso Haggis:  polmone di agnello, cotto per ore e mischiato poi a del grasso (cotto) di manzo, cipolla, avena (di diversi tipi) e spezie (pepe bianco, noce moscata e coriandolo, tra le altre). Il tutto viene poi macinato e con questo composto si riempiono degli intestini di agnello (o di bue). L' Haggis viene poi cotto al vapore ed è così pronto per il consumo veloce: a fette, cotte brevemente in padella, si mangia generalmente con il "champit tatties" che altro non è che il purè di patate. Avete stomaci forti? Non ve lo perdete.

Haggis e Champit tatties

Poi recatevi immediatamente nella zona "beverage" in cui gustare birre di numerosi birrifici artigianali ed anche diverse tipologie di vino. Un festival che si arricchirà di musica e di  tanti spettacoli. Chi sfida la prova dell' Haggis scozzese può postare le foto della sua esperienza alla pagina Facebook Streets of Food! A tutti buon week end partenopeo e a presto con la ricetta delle sfogliatelle!

Marco Napoletano è un blogger, scrive di economia all'indirizzo http://www.blogdieconomia.it/ se questo può non essere di appeal per molti, vi dirò che è anche un ragazzo molto simpatico. Ho già condiviso sulla nostra pagina facebook un suo post scritto per Il Giornale Digitale che parla di Fishburger a Polignano a Mare, un posto incantevole della sua regione di origine.

In occasione dello Street Food Festival di Bari, un paio di settimane fa, gli ho chiesto di fare per Streets of Food delle foto e un resoconto di quelli che erano, secondo lui, i truck più simpatici e nuovi da recensire.

Marco mi ha risposto che non avrebbe potuto perché proprio quel weekend sarebbe stato a Londra. Che delusione!

Delusione durata pochi secondi, perché Marco ha aggiunto prontamente: "Però a Londra mi piace andare a Hackeny Wick e siccome mi porto la Reflex, un'altra mia passione, farò per te delle foto e un reportage su quello che vedrò e assaggerò."

"Ero un po’ dispiaciuto di dover lasciare Bari proprio nel week in cui nella mia città si sarebbe tenuta una delle più importanti manifestazioni dedicate allo Street Food. Così, mentre ero in aereo mi son ripromesso di fare il mio personalissimo festival dello Street Food a Londra. Certo la città si prestava più che bene a questo mio calorico proposito e così appena atterrato ho mandato un sms a mio cugino con scritto: “Questo week end mi devi far mangiare tanto e molto street”. Non ho ricevuto nessuna risposta, come al solito da mio cugino, ma sapevo che avrebbe rispettato la mia richiesta e mi avrebbe accontentato. Avere un cugino che da anni vive e lavora lì e una ragazza che da un paio di mesi ci studia è un bel vantaggio. Non ho più esigenze da turista essendoci stato già tante volte e quindi è il massimo viversi a pieno la città con chi la conosce bene.

Ecco il mio resoconto di questi giorni londinesi all' insegna dello Street Food.

Giorno 1: Hackney Wick

In giro per Hackeny Wick tra capannoni industriali, murales e canali, il mio street food tour inizia in una birreria presente in zona. 

Howling Hops, non è una semplice birreria ma un vero e proprio birrificio che si avvicina molto ad un paradiso per gli amanti della birra: la spillatura infatti, avviene direttamente dai 10 serbatoi enormi (tank) presenti alle spalle del bancone. È qui, tra una birra e un’altra, che ho il mio primo approccio con lo street food.

All’interno dell’Howling Hops, infatti, è presente un piccolo chiosco (resident food) che è gestito da un certo Billy Smokes il cui motto è “We are Billy Smokes, a new British barbecue company”. Detto fatto: assaggio un ottimo hamburger e delle buonissime sweet potato.

In serata rientrando verso casa a Golders Green la mia ragazza mi suggerisce di provare il ristorante turco Likya. Fedele al mio principio decido di non sedermi e di ordinare da asporto il mio Kebab. A dir la verità il posto meriterebbe più “concentrazione” perché forse è il migliore ristorante turco a Londra ma dovevo mangiare Street e così è stato. Ne è valsa davvero la pena.

Giorno 2: Sunday UpMarket a Brick Lane

La domenica a Brick Lane è un gran casino, piena di turisti e appassionati alla ricerca dell’affare della vita tra i vari mercatini presenti. Ma il mio tour dello Street Food londinese non poteva certo non prevedere il Sunday UpMarket presso la vecchia birreria in disuso The Old Truman. A Brick Lane appunto.

Entrando in questo grande spazio, dove sono presenti quasi 200 stand, la prima cosa che ti colpisce sono gli odori. Odori provenienti da tutto il mondo: Etiopia, Turchia, Marocco, Caraibi, India, Giappone, Cina, Spagna Lituania, Tibet, Sri Lanka e tante altre tra cui anche l’Italia.

Passando proprio davanti al chioschetto italiano non ho potuto fare a meno di notare un prodotto a me molto familiare: sul bancone infatti erano presenti dei panzerotti. Dovevo fare la prova e verificarne la bontà confrontandoli con quelli fatti da noi a Bari. Certo quelli di mamma sono sempre i migliori, ma in tutta onestà il panzerotto che ho mangiato non era affatto male. Parlando con il proprietario ho scoperto che era di un paese in provincia di Bari: c’è sempre una spiegazione a tutto.

Panzerotti Bari Italy

Non avevo mai mangiato cibo indiano e così ho deciso anche di assaggiare un Roti Wraps dal banco food Indiano. Buono anche questo. Uscendo dal mercato e percorrendo Brick Lane verso Shoreditch si incontrano numerosi Food Truck, uno in particolare mi colpisce più degli altri. Ha la forma di un taxi tipico londinese e il proprietario l’ha trasformato in un piccolo ristoro caffè. In questo caso però ho preferito non rischiare, sul caffè sono abbastanza schizzinoso.

Taxi caffé

A pochi passi da Brick Lane c’è un altro mercato molto frequentato: Old Spitalfields Market. Questa struttura ospita nel week end un numero impressionante di persone. Anche qui sono presenti numerosi banchi da street food ma anche veri e propri food truck.

Assaggio un ottimo formaggio con della soppressata calabrese, mi soffermo a vedere un generico “Mediterranean food” che vendeva olive di tutti i tipi e poi non si può fare a meno di notare il food truck “Sud Italia – Pizza Napoletana”.

Un furgoncino celeste dove subito risalta agli occhi il fuoco proveniente dal forno a legna presente a bordo. Assaggio una pizza margherita che è la base di ogni assaggio (se devi fare i paragoni devi sempre farli con la margherita).

Di fronte a questa pizzeria ambulante è sempre l’Italia ad essere presente con il truck “Tre Rote – pasta and more”. Ma ero decisamente sazio e la pasta sarebbe stata un po’ eccessiva.

Non ho rimpianto Bari in questo week end e Londra si è fatta apprezzare come sempre. Son tornato in Italia con nuovi posti da annotare ma soprattutto con qualche chilo in più."

Grazie Marco, sei stato super come al solito. E voi se avete delle storie di "strade del cibo" da raccontare o dei vostri "food truck" scrivete a Streets of Food, selezioneremo quelle migliori per i post del nostro blog.

La polenta d'autore viene da Crema con la Polentina, l'ape truck organizzato per servire al meglio un piatto gustosissimo della tradizione lombarda.

Sarà che la mia curiosità supera a volte quella dei gatti ma, come si può trasformare un'ape car in un distributore di polenta?

Ho intervistato i frontmen di Be Happy, anche perché erano allegri e sorridenti, tanto quanto il nome del loro progetto, e ispiravano simpatia così ne è venuta fuori una conversazione su come le idee imprenditoriali nascano anche grazie alla creatività e all'ingegno di giovani con tanta voglia di fare. 

La polenta da passeggio è una novità assoluta, a cominciare dal packaging con cucchiaio appoggiato al coperchio e fissato con delle alette, molto curato anche nel design.

Il team di Be Happy  si è inventato un pack in grado di contenere la polenta che quando viene "spillata" arriva fino ad 80 gradi, ciò nonostante passeggiare mangiando la polenta non scotta le mani ma dà giusto quel leggero tepore che se fa freddo è pure piacevole, aggiunge uno di loro, attribuendo ironicamente un'altra proprietà al prodotto quello di essere anche uno "scaldamani".

Scherzi a parte, Fabio Verdelli mi ha spiegato che due sono i tipi di farina usati durante le manifestazioni e che La Polentina è strutturata con macchine formate da due parti: un serbatoio con all'interno una coclea, una vite, che girando mantiene miscelata la polenta e all'esterno da serpentine che la scaldano e la portano a cottura. La farina bramata che è quella gialla, completamente biologica, fresca, macinata da pochi giorni e la farina per la polenta taragna bergamasca, composta dal 50% di farina di mais e per il restante 50% da grano saraceno ed è più scura, entrambi i prodotti sono realizzati in un laboratorio artigianale in provincia di Bergamo.

Oltre al programma che serve a cuocere è previsto un programma di miscelazione e uno di mantenimento. All'interno del serbatoio vengono inseriti gli ingredienti, la farina, l'acqua e il sale e una volta che  l'acqua arriva ad ebollizione e la farina si trasforma in polenta, ci vogliono circa 40 minuti per il prodotto finito. Infatti la farina è ancora quella macinata con la pietra quindi i tempi di cottura sono lunghi. Una volta pronta si passa al programma di mantenimento affinché la polenta rimanga a una temperatura  di 80 gradi per circa due o tre ore. Con il sistema di spillatura, viene poi "spillata" direttamente nel piatto o nel nostro contenitore da passeggio.

L' offerta street food, prevede la polenta con il sugo di cervo, di cinghiale, di capriolo, la polenta con il formaggio, la polenta con i funghi. 

Sul sedile de La Polentina campeggia il riconoscimento di Tripadvisor, il certificato di eccellenza per il 2015 con punteggio pari a 4,5/5.

La polenta che ho assaggiato io era molto buona così come il vino con cui l'ho accompagnata, ho chiesto ad un paio di avventori del food truck ed erano tutti entusiasti di potere andare in giro degustando la polenta al cucchiaio, come se fosse un gelato, e molti hanno veramente apprezzato in particolare quella al formaggio.

Fabio Verdelli  non è solo un food trucker, con i suoi soci amici-soci, a Crema tiene ogni tanto parcheggiata l'Ape truck e ha aperto una Polenteria-Paninoteca-Griglieria sempre dal nome ottimista "Be Happy!" I due piatti forti sono la polenta e la carne con la quale farcire hamburger e panini d'autore. E gli autori sono i clienti, con la formula "componi il tuo panino",  infatti, si possono scegliere il pane, con varianti che vanno dalla ciabattina classica alla focaccia al pane etrusco (con orzo e avena) e la carne selezionata fra le più pregiate. Viene infatti fornita da una macelleria molto importante quella del Signor Cazzamali, macellaio del piccolo borgo di Romanengo (CR), la cui bottega è meta dei gourmet di tutta la Lombardia ed è una delle 5 macellerie più importanti di Italia.  

E quando hanno saputo del nostro contest il panino d'autore mi hanno fatto vedere l'immagine del loro super hamburger anti crisi...che vedete qui.

Con un po' di fantasia Fabio e i suoi cuochi si sono anche inventati un "giapponese" all'italiana e quindi incuriosiscono con il loro Uramaki... Tacchino, giotto, semi di papavero, zucchine grigliate, toma di capra e basilico e il sushi di carne e infine seguendo le indicazioni del macellaio doc anche un proverbiale "battuto" di carne.

Certamente l'idea di gustare il sushi di carne rimane un desiderio da esaudire, per questo però bisognerà andare a Crema e cercare il locale Be Happy che fra qualche giorno sarà anche più spazioso, solo 10 mq in più ma ben 10 posti a sedere!!

Per la polenta invece non dimenticate di andare da oggi a domenica prossima allo Street Food Festival di Arezzo al Parco Pertini in Zona Giotto e cercare Fabio e La Polentina Food Truck. Inviateci le vostre foto o postatele su Instagram con #Streets _of _food.  E voi amici di Be Happy che componete il vostro panino nel locale di Crema non esitate a mandarci le vostre creazioni partecipando al contest #PaniniMonAmour. Stay tuned! Be happy!

Per il Festival Street Food che si tiene da oggi,  a Porto San Giorgio, in provincia di Fermo, nelle Marche, ho avuto l'occasione di incontrare e fare una piacevole chiacchierata con uno degli chef emergenti italiani, Nikita Sergeev.
Ventisette anni, studi alla prestigiosa Alma, il più autorevole centro di formazione della Cucina Italiana a livello internazionale, con il maestro Gualtiero Marchesi. Appassionato dell' Italia e in particolare delle Marche dove arriva sedici anni fa, dalla Russia, Nikita fa della cucina il mezzo per conoscere un luogo e un territorio che ormai è casa sua, infatti a sentirlo parlare potrebbe essere scambiato per un marchigiano autentico. Anche il suo profilo whatsapp lo racconta, si definisce Niki "de Mosca" Sergeev, dove l'appellativo marchigiano che ironicamente si concede, interpretando un uso locale, precede il suo cognome.

Se le prime impressioni sono quelle che contano, si capisce perché Nikita Sergeev è considerato uno chef emergente, perché oltre alla competenza riconosciuta con i premi, ha tutte le caratteristiche di un capo, di uno chef o leader nella traduzione francese del termine.
Ha quella che si chiama intelligenza emotiva, è empatico con quella sua aria sbarazzina e il taglio di capelli a cresta opportunamente "destrutturato", come i suoi piatti. Ha uno sguardo vivace, sa comunicare idee, passione, energia e visione del futuro e forse questo è dovuto anche alla sua laurea in Scienze Politiche, conseguita a Mosca nel 2010. Ha il senso del tempo nella gestione della sua vita, così come nella cucina e sollecitato da me ad inventarsi una ricetta street food, in pochi secondi, non fa una piega. Nel rispondere è concentrato, si capisce che ha chiari gli obiettivi di quello che fa, che conosce e apprezza il valore del suo lavoro ma, anche di quello della sua brigata infatti, spesso parla di quello che fa al plurale, lasciando intendere che uno chef non ha risultati buoni se non ha una squadra affiatata. Si confronta con gli altri, se esprime giudizi non è mai presuntuoso, al contrario, ha una visione molto aperta della sua professione e di tutte le possibili opportunità che si possono ottenere. Conosce il suo valore e ciò lo rende apparentemente sicuro di sé, ciò nonostante è rispettoso quando parla degli altri e quando si riferisce all'Adriatico dice il nostro mare, segnando definitivamente la sua appartenenza alle Marche.

Tutte le doti di Nikita servono ad uno chef come ingredienti speciali di un piatto che piace e che diventa un successo sicuro. Ecco cosa ha risposto alle mie domande.

Nikita, quale è la tua personale visione dello Street Food di oggi?

Lo street food per uno chef è dedizione a una cosa apparentemente semplice ma che richiede molta competenza, cultura e rispetto. E' molto facile sbagliare sulla tradizione e invece non si possono compiere errori, soprattutto in Italia. Sono sempre stato affascinato dalla cucina italiana, che forse non è la migliore del mondo, ma è equilibrata e democratica, buona per il ricco e per il povero,  come lo street food.

Perché gli chef si interessano di Street Food? E' un modo per rimanere nella tendenza o per dimostrare la propria bravura nell'interpretare le ricette? 

Non è una sfida perché l'evento con i colleghi dello street food non è in competizione. Partecipare è un veicolo importante per il marketing per me ma credo anche per gli altri, nonostante le quote associative e i prezzi per riservare il posto all'evento. Per uno chef si pone anche la scelta di dedicare del tempo ad una attività che non è quella principale. Noi per esempio abbiamo deciso di tenere chiuso il ristorante per i giorni della manifestazione assumendoci  il rischio. E' una scelta di marketing, un modo per promuovere anche il turismo, sia per noi che per la città. Attrarre le persone nelle manifestazioni è un momento sempre importante di condivisione per tutti.

Due cuochi giovani, che si sono formati alla Alma come te hanno fondato ZIBO, un food truck gourmet di cuochi itineranti a Milano? Ricette di qualità elaborate per palati street food. Ti piace la loro idea?  

Sono del parere che questa sia una bellissima scelta, credo sia anche dovuta anche al fattore economico di questo nostro tempo in cui iniziare ad aprire un ristorante non è semplice per i giovani. E' comunque una scelta di molti chef che fanno cucina gourmet, diciamo di spessore, quella di organizzare un food truck o una selezione alternativa per il catering o gli eventi. Per esempio Alaymo il proprietario di Le Calandre ha aperto Il Calandrino il suo bistro, c'è Uliassi e il suo food truck, che è una macchina, come una piazzola enorme, pieghevole, molto bella. Siamo tutti noi chef, usando il tutti con un certo buon senso, ad avvicinare la nostra proposta di cucina ai palati dello street food.  Il che non vuol dire abbassare il livello della proposta o adeguarlo ai palati più fini, perché  il pubblico è molto preparato, a Porto San Giorgio come a Milano. Non si tratta di educare il pubblico a qualcosa di più gourmet usando un food truck, è solo un altro modo di fare assaggiare le nostre proposte. Per esempio abbiamo fatto la maionese allo "yuzu" che è un agrume orientale un po' diverso dal limone...insomma tornando ai miei colleghi di Alma hanno fatto un'ottima scelta, sì.

Nella tua esperienza personale quale è il piatto street food più evocativo? Quello che ricordi per primo?

Il Trapizzino di Stefano Callegari, lui è un grande chef - pizzaiolo che quando è ritornata la passione per il cibo da strada, sull'onda della tendenza, ha pensato ad una pizza e l'ha tagliata a metà come se fosse un po' una "pita" greca che diventa come un "tramezzino"  ma con l'impasto della pizza, dopo l'ha aperta e l'ha riempita con farce classiche romane, anzi romanesche, la coda alla vaccinara, la cicoria ripassata, trippa, coratella, polpette al sugo, amatriciana, seppie con piselli, lingua.  Questo è il ricordo più forte per me parlando di street food. 

Inventati una ricetta per lo street food con 5 ingredienti a piacere. In pochi secondi mi devi dire cosa prepari. Parte il cronometro...dai spazio alla tua fantasia!

1.Una melanzana perlina.

2.Uno sgombro, il pesce del nostro mare.

3.L'amaranto che è un cereale

4.L'aglio nero fermentato

5.Il sale in scaglie o sale grigio dell'oceano

Puliamo lo sgombro, lo affumichiamo alla maniera russa, lo rendiamo crema, apriamo la melanzana, la farciamo con la crema di sgombro e la  impaniamo invece che con il pane con l'amaranto e friggiamo. Una volta ultimata la frittura il piatto è pronto e lo cospargiamo di sale grigio. Invece con l'aglio nero prepariamo una salsa per accompagnare la melanzana. L' aglio nero non sa di aglio, non è pungente, non profuma di zolfo, è molto buono, non è come quello bianco a cui siamo abituati, ha un gusto molto caramellato.

Cosa preparerai invece per il Festival Street Food di  Porto San Giorgio? 

Per questo week-end preparo, fra le altre cose, una zuppa di vongole, perché è giusto che sia, ci tengo a rappresentare Porto San Giorgio con un piatto della tradizione rivisitato in chiave street food gourmet, perché gli organizzatori hanno creduto in me per questa manifestazione e li ringrazio. Quindi sauté di vongole con prezzemolo e limone, con il centrifugato di prezzemolo, il piatto prenderà un colore molto verde con l' estratto di prezzemolo e limone. Fatto e servito al momento un sapore classico  rivisitato "on the road".

Saluto Nikita Sergeev e gli prometto che non mancherò di assaggiare tutte le  sue proposte in Viale Bruno Buozzi a Porto San Giorgio e sicuramente anche nel suo Ristorante l'Arcade. Voi che fate? Siete dei nostri? Fateci sapere il vostro parere come sempre!!